Palazzo Venezia,
via del prebiscito, 118
da capriccio del Cardinale Barbo a Museo.
Il palazzo venne costruito a partire dal 1455, quando il cardinale veneziano Pietro Barbo (Paolo II). Appena fu eletto Papa promosse l'ampliamento dell'edificio e vennero così realizzati i tre saloni monumentali: Sala Regia, Sala del Concistoro poi divenuta delle Battaglie, Sala del Mappamondo e il giardino porticato situato all'angolo tra le attuali piazza San Marco e piazza Venezia. Il palazzo di San Marco rimase di proprietà pontificia fino al 1564, anno in cui venne ceduto da Pio IV Medici alla Repubblica di Venezia, che vi stabilì la propria ambasciata. Da allora è comunemente noto con il nome di ‘Palazzo di Venezia'. In seguito l'edificio passò all'Austria, che ne mantenne la funzione di sede diplomatica.
Tra il 1910 ed il 1913 il giardino-viridarium di Paolo II, ormai noto come Palazzetto, fu abbattuto e ricostruito in posizione arretrata per consentire l'ampliamento della piazza e la visione diretta del Vittoriano. Nel 1916 il Regno d'Italia rivendicò il palazzo all'Austria e il ruolo simbolico-nazionalistico assunto dall'edificio dopo la restituzione spinse, nel 1922, Benito Mussolini a sceglierlo come sede del governo fascista e ad utilizzare come proprio ufficio la Sala del Mappamondo in cui si apre il celebre balcone settecentesco.
Attualmente, e dal 1916 l'impressionante Palazzo, venne scelto come sede di un grande museo nazionale di arte medievale e rinascimentale, mentre che l'origine della Biblioteca di Archeologia e Storia dell'Arte risale al 1914 ma solo nel 1998 entro a far parte del Servizio Bibliotecario Nazionale.