Non faceva freddo, ancora non era arrivato il freddo stagionale, che ormai si fa notare quando cala il sole. Un incontro informale, di quelli che ti rimangono impressi per la naturalità e le risate spontanee. L’appuntamento è con lei, la Direttrice del Gruppo di Ballo che due giorni dopo avrebbe fatto alzare gli spettatori della Sala Petrassi all’Auditorium con Pinceladas, uno spettacolo di flamenco tutto nuovo, e con Maria Maquieira la pittrice spagnola autrice dei disegni che illustrano i quattro blocchi in cui è composto lo spettacolo.
Laureata in psicologia, e esperta in arteterapia, quando Loredana parla del suo progetto trasmette una grandissima passione per la cultura spagnola, per il ballo, senza trascurare la precisione di una ricercatrice. Sono 15 anni che studia flamenco, 8 a tempo pieno, ma è la prima volta che dirige una compagnia: Proyecto de la equina flamenco è un’idea che nasce già a Roma ma è a Siviglia dove trova gli insegnanti e l’origini di questa passione. È lí torna spesso ancora oggi per trovare l’ispirazione.
Ma in cosa consiste lo spettacolo, che ha di diverso la compagnia di Loredana che la rende una delle più originali di Italia?
Il flamenco è un’arte popolare, evoluta, con dei passaggi storici ben precisi. Per cui oggi si può fare tanto in contesti piccolissimi quanto in contesti teatrali. In contesti piccoli è molto importante il nucleo del baile dove spesso si improvvisano i passi, mentre la danza è una coreografia prestabilita, qualcosa che si porti sul palcoscenico. Il baile ha dentro tanti codici; è una comunicazione tra persone che sviluppano la stessa arte da diversi punti di vista (musicisti, ballerini). Con dei codici che nella maggior parte dei casi si conoscono. Adesso in Spagna si sta vivendo un momento eccezionale, quanto posti più piccoli sono i posti, più ti riesci a godere lo spettacolo. Nel teatro, tuttavia c’è un’idea, un filo conduttore. Ed era proprio quella parte che mi interessava. Non sono spagnola, ho solo una grande passione. Per cui, per essere il più vera possibile, ho abbandonato un po’ l’idea di imitazione, per prendere quella parte più flessibile, in modo che mi potesse dar più autenticità; Ho cercato quel aspetto del flamenco usufruibile da tutti.
Tra le figure del flamenco che ammira stanno nomi come Rocio Molina, ‘per le sue ideea. Non livello tecnico. Molto spressiva, tecnica pazzesca, quando porta uno spettacolo teatrale simbolo significati, gestualità molto potente, sicuramente aiutata dalla sua regia’. Leonor Leal, ‘ha un suo stile personalissimo, molto flamenca, molto audace, soprattutto. Non ha problemi a esprimere le sue idee’. A me piacciono gli artisti che distinguono il tablao del teatro. Nel teatro ogni cosa ha il suo significato, è una prospettiva’.
Così, insieme a alcune delle figure di rilievo dell’Italia flamenca, come Francesca Stocchi, Carla Paollilo o Patrizia Rodriguez, mette sul palcoscenico quattro percorsi musicali stravolgendo i normali cicli stili. Una dinamica comunque valida ma ho puntato molto partita dalla musica per lavorare sulle atmosfere emotive. Non è narrativo come spettacolo. Inizia con una sorta di Nanna, un inno rom ripreso da alcune cataoras flamencas. Mi piaceva l’idea fare appoggiare il pubblico per poter accogliere quello che viene dopo. Il fatto che non abbia mai presentato l’idea ufficialmente, permetto allo spettatore di interpretare lo spettacolo liberamente. ‘Era un po’ quello su cui volevo giovare. Infatti tante volte, mi hanno detto “Non hai messo soli musicali” e invece sì, all’interno di una scena non ce n’erano accorti. Non volevo creare una coreografia. I quattro blocchi, sono un percorso che emotivo. Lo spettatore passa da un’emotività all’altra senza accorgersi come mai. Quatto scene, quatto disegni. Varie atmosfere: tratti dalla possibilità di percepire dettagli dei disegni a seconda dell’emotività che si sta rappresentando. In realtà non sono immagini che richiamano il flamenco, ma è un’integrazione di emotività più che di significati.
Nonostante il progetto non fosse nato da un’interazione con il disegno, ma con la musica, tra le due artiste si è creata una sinergia così forte da far sì che si capissero al volo sin dal primo momento. Maquiera era andata all’Accademia di Loredana a studiare flamenco, un genere che sempre le aveva appassionato, e per caso, mentre parlavano dello spettacolo…’è stato un colpo di genio fortunatissimo che poi ha caratterizzato molo lo spettacolo (addirittura dandone il nome)’ spiega Loredana. Per gli disegni invece ‘Non ho dato una tema preciso, le ho dato un’idea e le è partita subito la cosa. Semplicemente le ho detto quello che avrebbe voluto che comunicasse. E mi pare che tanto con lei, come con il musicista, abbiano colto molto bene quello che io volevo fare.’ Infatti, Juan Fariña, il cantaor, l’ha definito come ‘nuovo’, non naturalizzato, ma nuovo.
Foto prese dal sito: